“Il Rilievo del cavaliere”
scultura in marmo della prima metà del II sec. d.C.
C.S.
In occasione dell’edizione 2024 in corso per l’attesissimo Concorso Ippico Romano giunto al suo 91° appuntamento in quel di piazza di Siena, presso il Casino dell’Orologio a Villa Borghese sarà esposta una scultura in marmo di grande pregio: “Il Rilievo del cavaliere”.
L’opera, che appartiene al nucleo seicentesco della Collezione Borghese, rappresenta un giovane cavaliere con corazza a squame e stivali decorati da leontè, che tiene con la mano destra le redini di un cavallo, raffigurato solo nella sua parte anteriore, di profilo e nell’atto di incedere. La testa, rivolta verso il cavallo, pur essendo antica, non è pertinente. È probabile che la testa originaria fosse coperta da un elmo. L’animale, caratterizzato da un’accurata resa dei tendini e dei fasci muscolari, è rappresentato in altorilievo, a eccezione della zampa anteriore sinistra.
L’esposizione è promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con Sport e Salute S.p.A. e FISE (Federazione Italiana Sport Equestri) ed è curata da Angela Napoletano.
L’elevata qualità, le notevoli dimensioni del rilievo (altezza metri 1,98; larghezza metri 1,60; spessore massimo metri 0,30), il tipo di corazza a squame indossata generalmente da soggetti militari di alto rango, la ricca bardatura del cavallo costituita da briglie, morso, nonché pettorale e fiancali decorati da due pantere affrontate, consentono di ipotizzare l’appartenenza del personaggio raffigurato alla Cavalleria personale dell’imperatore (Equites singulares Augusti) e indicano la sua originaria provenienza da un importante monumento ufficiale, probabilmente dell’età traianea-adrianea (prima metà del II sec. d.C.). Composto da undici frammenti, il rilievo fu murato al centro della Prospettiva di Levante nel Parco dei Daini, una parete artistica realizzata, insieme all’adiacente Prospettiva di Tramontana e alla vicina Prospettiva del Teatro, da Giovanni Vasanzio nel 1618-1619. Gli scalpellini Bernardino e Agostino Radi, oltre a ricomporre e integrare il rilievo, lo inserirono in una ricca cornice in stucco, secondo un gusto decorativo che prevedeva la commistione di marmi diversi e di elementi antichi e moderni uniformati da una patina antichizzante. Rimosso nel 1989 per essere ricoverato in deposito, è stato restaurato e sostituito sul luogo da una copia moderna.