Di: Fabiana Carucci
Inaugurata al pubblico il 6 marzo, la Retrospettiva per il Centenario della nascita dell’Accardi, una delle maggiori figure di spicco dell’arte di fine secolo scorso, resterà visibile fino al 9 giugno.
Ben 7 sono le stanze a firma Carla Accardi (Trapani 1924 – Roma 2014), atte ad ospitare una mostra storica, sia per il numero che per l’importanza delle opere, tra cui la celebre TRIPLICE TENDA (1969-1971), presente per gentile concessione del Centre Georges Pompidou di Parigi.
Per definire quest’incredibile artista, la parola forse più opportuna è innovatrice. Carla Accardi ha realizzato opere che guardano avanti ed avanti ancora, raccontando al mondo nuovi modi per definire l’astratto, per interpretare l’arte, passando agilmente dalla pittura-ambiente alla celebrazione del femminismo, fino all’omaggio del colore ed all’esaltazione del bianco e nero, verso i trittici nati per salutare il nuovo secolo.
Oltre cento sono le opere in mostra che si snodano indicando il percorso di crescita e di vita dell’artista; dal 1946 (anno cruciale per l’Accardi) al 2014, rispettando anche la “scrittura espositiva” concepita proprio dall’artista grazie anche alla documentazione fotografica con cui si è potuta ricreare in todo la Sala Personale alla Biennale di Venezia del 1988.
Nella Sala 1 si trovano le opere d’esordio dell’artista, con realizzazioni giovanili e forse meno note ma comunque di alto interesse; tra quanto esposto si possono ammirare “Le Scomposizioni” del 1947, “Composizione” del 1950, opere dove l’artista vola sopra la realtà dell’oggetto e riformalizza l’immagine, fino ad arrivare alla “Vista sul Campo da tennis” del 1947 pubblicato in bianco e nero sulla rivista Forma e mai esposto o pubblicato a colori.
Il bianco e nero spicca in Sala 2, l’ambiente dove sono ospitate le opere maggiori dell’Accardi, quelle caratterizzate dalla presenza dei primi segni biomorfici. Un periodo cruciale quello tra il 1955 ed il 1961 per l’artista che vede esplodere proprio qui tutto il suo potenziale, negl’anni in cui sigla anche il sodalizio con Michel Tapié, noto critico e curatore francese.
Entrando in Sala 3 ci si trova immersi in un ulteriore momento di crescita e maturazione: siamo negli anni ’60 pieni di stimoli e creatività ed è quì che Carla Accardi da vita ad opere quali “Verderosso” e “Violarosso”. Questi sono gli anni dove si vola alto, oltre quanto finora conosciuto, con la voglia di sperimentare ed accostare quanto finora nessuno osava fare; questi sono gli anni del balzo verso una nuova via.
Incantevole e mozzafiato, la vista della celebre “Tenda” realizzata nel periodo 1965-1966 ed in arrivo da collezione privata. Sempre qui si sposano bene accanto alla tenda i “Rotoli” del 1966-1971 in arrivo a Roma dal Castello di Rivoli e dall’Archivio Accardi Sanfilippo.
In Sala 4 sono ospitate le opere con cui l’Accardi compie le sue incursioni più elevate sulla dimensione ambientale: qui torviamo la “Casa Labirinto” del 1999-2000 e “Cilindrocono” del 1972-2013. Assieme sembrano quasi raccontare di un paesaggio natural-futuristico ove l’energia è palpabile quanto la loro bellezza.
Sempre in questa sala è presente il grande fregio di 12 metri, “Si dividono invano” realizzato nel 2006, voluto appositamente sul modello del 1972 di Tangeri in Marocco.
Nella Sala 5 troviamo protagonisti gli anni ’70 e qui ammiriamo “Origine” del 1976, come anche gli innovativi ed eccentrici “Quattro trapezi verdi” ed ancora i “Dieci triangoli”, entrambi del 1978 ed entrambi custoditi nell’Archivio Accardi Sanfilippo.
Imperdibile anche quanto esposto in Sala 6; qui infatti si trovano quasi tutte le opere esposte alla Biennale di Venezia del 1988, opere realizzate negl’anni ’80, opere come “Il grande dittico” del 1986 ed “Animale Immaginario 3” realizzato nel 1987.
Eccoci arrivati alla fine del percorso, in Sala 7, dove raggiungiamo il culmine dell’omaggio a questa donna forte, unica ed adorabilmente visionaria. Carla Accardi qui ripercorre tutta la sua strada e non manca di rivisitarla, reinterpretarla. L’artista racconta qui più che mai prima del suo essere donna ed artista e di come percepisce il periodo che affaccia al nuovo secolo in arrivo: è questo un periodo di esplosione creativa e lo sguardo è rigorosamente verso il domani, un domani che riparte da ieri, dalle radici, da quando tutto ebbe inizio e dall’evoluzione anno dopo anno, sempre al passo con i tempi.
L’Accardi compie una crescita nata dal confronto/incontro con la Musa creativa quanto col dialogo con altri artisti, con la continua voglia di essere libera, sempre e ad ogni costo, persino e soprattutto in un periodo in cui le parole donna, artista e libertà faticavano ad essere parte di un solo unico insieme. Eppure, un’artista come l’Accardi non poteva essere prigioniera delle limitazioni del progresso, delle scarse vedute dei tempi in lenta mutazione: l’Accardi, figlia unica ed eccellente del suo periodo va oltre i tempi ed i secoli e lascia per sempre la sua impronta che è unica, preziosa e meravigliosamente fuori ogni schema, attuale oggi, come ieri e, ci scommettiamo, come domani.
L’artista di origine siciliana porta i visitatori nel passato per iniziare un viaggio nel futuro in divenire, sotto il segno di una mente brillante, di una donna all’avanguardia e ricca di creatività, ancorata al suo Paese ma senza mai mancare il dialogo internazionale; ecco perché ad accompagnare l’artista e la ricorrenza si è voluto anche un progetto editoriale con un volume in 2 edizioni, italiana ed inglese, completa dalle tavole a colori delle opere esposte, con un’antologia della letteratura critica dedicata a lei, a Carla Accardi.