Di: Fabiana Carucci
“Quando Massimo era piccolo, mia madre per gioco inviò la sua foto ad una celebre casa produttrice di latte in polvere. Mio fratello venne scelto e quella fu la sua prima apparizione pubblica come testimonial del latte Mellin. Ironia della sorte! Proprio lui che, in tutto il corso della sua carriera, mai volle legare la sua immagine ad alcun marchio commerciale”. Rosaria Troisi non ci riesce a nascondere del tutto la sua grande emozione nel ricordare il fratello Massimo. Si, stiamo parlando del famoso attore di “Non ci resta che piangere”, “Ricomincio da tre”, “Il Postino”; di quel Massimo Troisi che esplose come nuovo fenomeno italiano e che ci fu tolto prematuramente da un male che lo accompagnava fin da quando aveva 12 anni.
La sua famiglia, quella famiglia che è sempre stata la sua fonte di forza, la sua prima Musa ispiratrice non lo abbandona nemmeno ora e, memore del sogno di un ragazzo qualunque che è diventato quel mito che ancora oggi è, ha deciso di rimboccarsi le maniche e farsi venire un’idea per aiutare i talenti emergenti. Da qui nasce il TROISI FESTIVAL un appuntamento, ospitato nel paese di Morcone dal 26 al 30 agosto, nel corso del quale verranno assegnate borse di studio per artisti emergenti; per dare loro quell’opportunità che la nostra società, un po’ troppo avara con chi fa del proprio talento il sostentamento di vita, ancora stenta ad offrire. Ma di questo appuntamento col TROISI FESTIVAl parleremo in dettaglio prossimamente…molto presto. Adesso è il momento di Massimo, il fratello di Rosaria Troisi.
Ora si parla di quell’attore made in Italy che ha dimostrato come non sia necessario per forza nascere a New York o Los Angeles per guardare un premio Oscar da vicino, ma lo si può tranquillamente fare anche quando a dare i natali è un paese piccolo e sconosciuto a molti: San Giorgio a Cremano. Il talento infatti sboccia così, in modo del tutto democratico: un regalo che la vita fa senza preavviso e senza valutazioni di connotazione geografica o di status sociale. Massimo era pieno di talento e lo ha dimostrato nel corso di tutta la, troppo breve, carriera. Il suo cuore era debole ma lui era forte e l’energia la traeva soprattutto dalla famiglia d’origine, dall’essere nato in un ambiente semplice, non troppo ricco e nemmeno povero. La famiglia Troisi, ora come allora è sempre stata unita, nel quotidiano e nell’accompagnare i sogni dei suoi, tanto che se un figlio dice che vuol fare l’attore, si sente rispondere di fare qualsiasi cosa desideri ma di impegnarsi seriamente e fino in fondo. Così, stretta in un abbraccio al suo Massimo, in vita e anche oltre, la sua famiglia è stata la sua “arma segreta”, la forza di un uomo nato per fare l’attore e accompagnato in ogni suo passo proprio da madre, padre, fratelli, nonni. Di questo si ricordano gli amici più stretti ed i colleghi; di quanto MassimoTroisi era legato alla famiglia d’origine: questa era una caratteristica saliente e speciale di Massimo.
Per ospitare la presentazione romana del libro “OLTRE IL RESPIRO – MASSIMO MIO FRATELLO”, non si poteva pensare ad una cornice più adatta di via Margutta. Una via che di arte trasuda in ogni suo mattone. Scritto con Lilly Ippoliti, il libro di Rosaria Troisi ripercorre le tappe della vita di un ragazzo divenuto celebre eppure rimasto sempre con i piedi ben saldi a terra. Massimo non amava il chiasso e la celebrità che, come ci racconta Rosaria: “lui considerava solo una cassa di amplificazione di ciò che uno è già di per sé; così diceva mio fratello che se uno è imbecille e fa successo, diventa solo più imbecille”. Lui la pensava così ed accettava con gioia la fama, come una pura forma di riconoscimento e soddisfazione per aver fatto bene il proprio lavoro.
Massimo Troisi a cui EDUARDO DE FILIPPO disse: “fai sempre le cose che vuoi fare e non lasciare che nessuno ti dica cosa devi o non devi fare. Resta libero di essere chi sei”.
“Massimo che capatosta che tieni, diceva sempre mamma a mio fratello – prosegue Rosaria nella sua presentazione in quel del RistoArte Il Margutta – e proprio mia madre ci educò in modo che capissimo di non essere ricchi ma nemmeno gli ultimi; ci insegnò a pensare a chi poteva avere difficoltà economiche ed essere socialmente inguaiato; a chi poteva aver bisogno del nostro aiuto ed a cui noi dovevamo pensare. A tal proposito voglio ricordare una cosa che eravamo soliti fare a Natale e durante le festività quando la casa era piena di parenti, amici e vicini ed assieme giocavamo a tombola. Mia madre metteva al centro del tavolo un barattolo vuoto e chi vinceva doveva cedere la metà dei soldi e li metterli. Alla fine delle feste poi lei lo nascondeva in attesa di poterlo consegnare a chi di dovere. Non sempre però gli riusciva di nasconderlo bene, tant’è che qualcuno ci arrivava ed attingeva un poco, ma non troppo, giusto quello che poteva servire, lasciando sempre il contenuto quasi intatto e magari col buon proposito di rimettere quanto prelevato al più presto. Questa ed altre abitudini quotidiane all’insegna della semplicità e della solidarietà sociale hanno fatto si che crescessimo consapevoli di avere una famiglia unita e che questa è per una persona la ricchezza più grande; noi stavamo bene, seppur senza eccessi, e sempre portiamo con noi la consapevolezza di quanto è importante restare umili e pensare a chi ha più bisogno di noi.” Massimo così è cresciuto e tale è rimasto anche quando sentì profumo di Oscar con “Il Postino”.
Rosaria continua a raccontare che: “Massimo da piccolo era stufo di ricevere trenini dalla Befana e una volta chiese una bicicletta. Mio padre non poteva ancora permettersi però di fargli avere una bici quell’anno e così, quando Massimo, dopo aver scritto un’esplicita richiesta alla Befana trovò l’ennesimo trenino si voltò e disse: Ah ma allora chist’ è proprio scem!!! Mannagg’ a miseria, ma si nun s’arricorda che lasciass o posto a qualcurn’atr “. Grande Massimo! Già da allora ci fu chiara la sua vena comica. Ma lui voleva dare alla comicità napoletana anche un accento puntato sul dramma di alcune realtà tragiche vissute dalla popolazione.
Troisi ebbe uno, due grandi amori ma, consapevole della fragilità del suo cuore e di quanto questo potesse portarlo presto alla fine della vita, non volle mai legarsi per non far soffrire nessuno. Anche di questo racconta Rosaria, di Massimo che non si sposò mai proprio per tale motivo; di un professionista che amò tanto anche il suo lavoro, tanto, ma così tanto che si rifiutò di interrompere le riprese de “Il Postino” per poter fare un trapianto di cuore. Così, durante il brindisi per il ciak finale disse: “Ricordatevi di me!” Così, semplicemente. Come solo quelli grandi davvero sanno fare.
OLTRE IL RESPIRO – MASSIMO TROISI MIO FRATELLO di Rosaria Troisi
Libro scritto dalla sorella di Massimo Troisi, con cui si ripercorre la vita e la carriera del celebre attore partenopeo, famoso in tutto il mondo, presentato il 30 maggio presso il RistoArte Margutta di Roma. Ad intervallare gli aneddoti dell’autrice il racconto omaggio di Lilly Ippoliti, in una serata condotta da Vania Della Bidia accanto a Rosaria Troisi. Il libro è stato presentato attraverso piccoli racconti recitati e celebrati in musica dal maestro Enzo Di Sante che ha accompagnato al pianoforte le voci di Pasquale De Matteo e Natascia Bonacci; le attrici Laura Monaco e Giulia Bornacin hanno tratto brani del libro, presentandoli in forma recitata; Vincenzo Comunale ed Antonio Covatta invece si sono cimentati in cabaret e musica…artisti di ieri, oggi e domani.