La compagnia
chièdiscena di Guido Lomoro
presenta
QUESTA SEI TU
liberamente ispirato al racconto “Pretending the bed is a raft” di Nanci Kincaid
Adattamento e regia: Marta Iacopini
Con Giovanna D’Avanzo, Noemi Storace, Alessandra Di Tommaso, Daniele Trovato, Cristina Longo, Guido Lomoro, Francesco Del Verme Claudia Filippi
Dal 9 al 14 aprile 2013
TEATRO TRASTEVERE
Via Jacopa de’ Settesoli, 3
Ritorna al Teatro Trastevere la Compagnia di chièdiscena di Guido Lomoro. Dal 9 al 14 aprile Marta Iacopini dirige Questa sei tu liberamente ispirato al racconto Pretending the bed is a raft di Nanci Kincaid.
Andrea ha solo 23 anni, eppure la sua vita sembra già scorrere su binari perfettamente delineati. Due figlie e un marito che ama e dal quale si sente amata, una routine perfetta che viene spazzata via un giorno come tanti. Andrea si sente male, va in ospedale e dopo una lunga serie di esami le diagnosticano un male incurabile. Apprende la notizia in maniera insolita, un dottore si siede accanto a lei e senza guardarla negli occhi le comunica che le restano poche settimane di vita. Andrea non reagisce disperandosi, bensì con estremo distacco e consapevolezza, affronta la morte evitando di guardarla negli occhi per evitare di trascinare i suoi ultimi momenti nell’abisso della disperazione. Non parla della malattia con nessuno, né con la madre e nemmeno con suo marito. Con fredda lucidità pianifica gli obiettivi che si prefigge di raggiungere prima della sua morte, per dare un senso ad una vita priva di sogni che l’ha logorata molto più di quanto la malattia sarà in grado di fare.
Note della Compagnia
Hai 23 anni. Vivi in una roulotte nel cortile di casa di tua madre. Lavori di notte come donna delle pulizie all’università. Già due volte madre. Moglie del primo ragazzo a cui hai dato un bacio. Figlia di una donna arrabbiata con il mondo e di un padre in carcere da anni. La tua vita è senza sussulti e senza speranza di mutamenti. C’è una sorta di precoce rassegnazione in te, di malinconia. Da donna ben più adulta.
E poi scopri di essere condannata a una vita breve, brevissima. Dopo la notizia, che quasi solo noi condividiamo con te, il tuo primo pensiero è quello di realizzare un elenco di cose importanti. E così ti ritrovi a guardarti dentro, a fare i conti con le tue aspirazioni frustrate, con i sogni irrealizzati, con il non essere stata in grado.
Non ti comporti come se tutto quello che accade fosse per l’ultima volta, ma ti muovi con una consapevole pacatezza, senza disperazione. Vivi un’affettività nuova verso alcune persone della tua vita. Vuoi lasciare una traccia tangibile di te in tutti quelli a cui tieni. E vuoi ritrovare sensazioni che la fretta e la routine della tua vita difficile non ti hanno mai consentito di gustare pienamente.
Questa sei tu. Sei quella che si rende conto di quali siano le cose effettivamente importanti: tu, che per abitudine, per comodità e necessità avevi rinunciato a pensare. Riacchiappare tutto mentre attraversi il precipizio.
Riprovare a vivere e a pensare. Ora, davanti all’abisso del dolore assoluto.
Scavare nel vuoto della vita e capire come, proprio al momento di perderla, quel vuoto si può riempire. Imparare a vivere la vita attraverso la morte. Perchè la tua vita possa continuare anche senza di te. Questa sei tu.
QUESTA SEI TU
liberamente ispirato al racconto “Pretending the bed is a raft” di Nanci Kincaid
Adattamento e regia: Marta Iacopini
Con Giovanna D’Avanzo, Noemi Storace, Alessandra Di Tommaso, Daniele Trovato, Cristina Longo, Guido Lomoro, Francesco Del Verme, Claudia Filippi, scene Marta Iacopini e Cristina Longo, luci Adalia Caroli, fotografie Fabrizio Caperchi, riprese e montaggio video esterni Fabio Patrizi, ufficio stampa Rocchina Ceglia.
TEATRO TRASTEVERE
Via Jacopa de’ Settesoli, 3
Dal 9 al 14 aprile 2013
dal martedì al sabato ore 21.00
domenica ore 17.00 e ore 21.00
INTERO 12.00 RIDOTTO 8.00 TESSERA 2.00
Info e prenotazioni: 3333256289 – 06 5814004
kiediscena@kiediscena.it
RECENSIONE
Di: Fabiana Carucci
Ci si prepara a seguire uno spettacolo impegnato e serio, ad assistere ad un dramma. Il dramma c’è ed è anche profondo ma è portato in scena con leggerezza, ironia, umanità: quasi alla maniera cinematografica di “La vita è bella” il capolavoro di Roberto Benigni. Senza scendere in paragoni comunque non opportuni, lo spettacolo piace, è carino, fa riflettere, tocca nel profondo ma non lascia amarezza e tristezza bensì porta “solo” riflessione e fa pensare. Si parla di morte imminente e la si vede camminare accanto all’amore, a quello più profondo della predestinata che saluta la vita amando a più non posso l’esistenza stessa e tutti quelli che incrociano la sua vita, o che ne fanno già parte. Giusto il ritmo di narrazione, ne’ troppo lento ne’ frettoloso: interessante anche la voce “fuori campo” che tiene in collegamento costante il racconto con la sua soluzione…post mortem. Unico appunto agli attori che a tratti sembrano quasi aver paura di entrare a pieno nel proprio ruolo.