Di: F.C.
Una galleria di opere d’arte che attraversa 30 anni di storia, di costumi e di usi dello scorso secolo, come è stata vista, percepita e vissuta dagli artisti del Sol Levante. Così, l’Istituto Giapponese di Cultura a Roma, in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e della sua curatrice Marcella Cossu, ha voluto omaggiare l’arte ed alcuni dei maggiori artisti giapponesi, ripercorrendo attraverso le tele lo spirito e la percezione di vita di quegli anni.
Amano Kazumi, Ay-ò, Fukazawa Yukio, Fukita Fumiaki, Hiwasaki Takao, Kamiya Shin, Kanamori Yoshio, Kimura Kosuke, Kurosaki Akira, Kusama Yayoi, Kiyotsuka Noriko, Nagai Kazumasa, Noda Tetsuya, Okabe Kazuhiko, Onogi Manabu, Onosato Toshinobu, Ozaku Seishi, Saito Yoshishige, Takamatsu Jiro, Tamura Fumio, Yayanagi Go, Yokoo Tadanori, Yoshida Katsuro, Lee U-Fan. Questi gli artisti le cui opere sono a disposizione dei visitatori fino al 12 ottobre prossimo, presso l’Istituto di via Gramsci.
Ad accogliere gli ospiti un’esplosione di colore, di forme geometriche, di simboli ritratti che testimoniano la storia di un Paese a partire dagli anni del BOOM economico, ancora più sentito in questo Paese così toccato e ferito nel profondo dal conflitto mondiale. Gli artisti riportano questo loro sentimento con esplosioni di colori e marcate stampe molto simboliche. Tra tutte ci ha colpito la “Tragedia d’agosto vista dalla finestra“ del 1971 a firma di Kiyotsuka Noriko, che va a presentare una tematica d’estrema attualità, resa ancor più toccante dalla scelta cromatica del bianco nero e delle sfumature di grigio.
Il BOOM di vita degli anni ’60 è ben reso da Fukita Fumiaki e la sua “Esplosione di stella” del 1966, in cui la tridimensionalità porta a tuffarsi letteralmente nella tela. Tutto il BEAT dei ’70 è riportato nel “The Tale of Genji“, con cui nel 1974 Yayanagi Go sembra far il verso all’arte fumettistica, così come l’arcobaleno di “Well Well Well”, nato dalla mente di Ay-O sempre nel 1974, esplode in una cromatica in cui si stagliano le due figure in primo piano. Non ha bisogno di presentazione la celebre “zucca“ di Kusama Yayoi datata 1988, in cui delle BUBBLE nere puntinano l’arancio della zucca in un’alternanza di colori che ritroviamo anche nello sfondo, a porre ancor più in risalto la protagonista in primo piano. La storia di un popolo raccontata attraverso gli occhi degli artisti, le scelte di soggetti ad alto valore simbolico e riassuntivo di un’epoca dai contrasti molto forti. Un arte POP giapponese che ha fatto da trampolino di lancio per i creativi dei successivi anni: “Il corpus delle incisioni di proprietà dell’Istituto Giapponese di Cultura , oggi in mostra– sottolinea Marcella Cossu – è per lo più costituito da opere degli anni sessanta-settanta, caratterizzate da un altissimo livello tecnico mutuato, anche, dalla tradizione autoctona dell’ukiyo-e, da un linguaggio flat, dai colori sgargianti e dai contenuti cosmici, in una reinterpretazione particolarissima, fluttuante e intimista, del Pop statunitense dei primi anni sessanta, ponte delle successive cosiddette subculture artistiche multimediali dilaganti nel Paese, da fine millennio ad oggi, in un affascinante paradosso culturale, dove, non soltanto la concezione corporativa della bottega incisoria tradizionale rivive trasformandosi nell’avveniristica factory del mondo globalizzato e assimila, nel frattempo, brandelli di occidente di cui non resterà traccia in superficie, ma anche, dove l’ultra-contemporaneo Takashi Murakami è libero di sostenere che l’arte del terzo millennio in Giappone, più sembra superficiale, più è profonda”.
Una galleria di 54 opere nate dalla creatività di 24 artisti per percorrere assieme 30 anni di storia, con una collezione che vale davvero la pena di vedere, vivere, ricordare.
Ingresso libero con visita guidata su richiesta e prenotazione.
Per maggiori informazioni: www.jfroma.it