di: Serena Petrone
Da oltre 200 anni l’Omeopatia rappresenta una realtà clinica rinomata e apprezzata, utilizzata oramai da un vasto pubblico in tutto il mondo.
Esistono varie strutture che rappresentano al mondo l’omeopatia, ma il Museo della Fondazione Italiana Negro è una piccola gemma che racchiude in sé una collezione bellissima.
I fondatori hanno riunito pezzi unici e rari in una ricostruzione storicamente esatta.
In un piccolo ambiente veramente gradevole incontriamo uno dei fondatori il Professor Francesco Negro, pronto ad aprirci le porte di Piazza Navona 49, nel primo Museo Omeopatico in Italia.
Professor Francesco Eugenio Negro ci racconti di lei.
Sono un medico omeopatico che si dedica all’omeopatia ormai da quarantacinque anni.
La mia famiglia è assolutamente legata all’ omeopatia, perché mio padre Antonio Negro, morto all’età di centodue anni e mezzo, è quello che ha portato l’omeopatia moderna in Italia, ed ha creato tutte le scuole che adesso esistono, e che poi noi indirettamente abbiamo seguito.
Ci troviamo in questa struttura che è il Museo dell’Omeopatia, a Piazza Navona 49, visitabile gratuitamente su prenotazione e didattica museale.
Questo è un museo unico al mondo, contiene ottomila cinquecento libri, circa quattromila cinquecento memorabilia: da trousse che contengono medicinali omeopatici, fino a lettere, francobolli, oggetti, medaglie commemorative che ricordano l’omeopatia in Italia e all’Estero fino al suo esordio.
Con l’omeopatia si curano in Italia nove milioni e mezzo di persone, e nel mondo circa seicento milioni.
La struttura del museo nasce da un progetto del Professor Antonio Negro, (suo padre) ed ha preso vita perché fortemente voluto dai figli, Lei Professor Francesco Eugenio Negro, e suo fratello Professor Paolo Negro. Ci parli di questa evoluzione.
Il museo nasce dall’idea di tutta la famiglia. Mio padre l’ha caldamente sponsorizzato anche negli ultimi anni della sua vita e lo abbiamo voluto far nascere proprio nella sede accademica italiana della medicina omeopatica a piazza Navona, nei locali, dove lui visitava.
Il museo inaugurato il 17 giugno del 2013, ha lo scopo di fornire e promuovere attività culturali e scientifiche mediante l’organizzazione di convegni. Se mio padre fosse stato vivo per l’inaugurazione, avrebbe avuto cento cinque anni.
Il Museo è molto conosciuto all’estero, abbiamo avuto visitatori dall’Ucraina, Israele, Francia, Spagna, Portogallo, America meridionale, Argentina, Brasile, Stati Uniti, Germania, Inghilterra. E’ stato visitato e continua a essere una meta desiderata.
Ai visitatori singoli è consentito di far parte di una visita collettiva da me guidata dove espongo la didattica del museo, che mi permette di poter illustrare tutta la storia dell’omeopatia seguendo un itinerario tipo che si snoda attraverso un tour di bellezza nella chiave dei tempi, il tutto nell’arco di un’ora. Le vetrine sono divise per nazione, quindi Francia Inghilterra, Italia, Stati Uniti, Germania, e dentro vengono posti gli oggetti singoli legati alla medicina omeopatica divisi per il singolo stato.
Quali sono i costi minimi di manutenzione del museo?
I costi sono a nostro carico, è anche difficile poter quantizzare il tutto perché siamo sempre alla ricerca di nuovi oggetti da acquistare da tutte le parti del mondo senza aver nessuno aiuto.
Alcuni sponsor di qualche casa farmaceutica hanno capito l’importanza di questo sito, soprattutto la possibilità delle visite guidate, sia per medici sia per pazienti, e stanno cominciando ad entrare nell’idea di collaborazione, quindi di permetterci maggiori acquisizioni.
Dispone di fondi/finanziamenti pubblici o privati?
Esiste la Fondazione Negro per Omeopatia, con la quale sia io che mio fratello cerchiamo di finanziare tutto quello che abbiamo creato e che quello continuiamo ad acquistare.
Esistono progetti in collaborazione con università o scuole?
Esistono progetti di edilink che sono stati fatti con un Istituto della Storia della Medicina di Strasburgo e uno di Stoccarda.
Si sta cercando di organizzare un incontro con il centro, dove viveva Hahnemann, dove c’è la sua casa Natale a Meissen.
Stiamo inoltre cercando di estendere la collaborazione ad un altro centro spagnolo nell’ospedale omeopatico di Madrid, fondato da un italiano, De Orazis, intorno al 1820.
Per quale motivo consiglierebbe l’omeopatia come cura?
L’omeopatia non è una medicina alternativa, ma complementare.
Il medico deve essere capace, deve saper aggiungere la possibilità di curare con una medicina che non intossichi, che abbia il vantaggio di poter riequilibrare un individuo, tanto è vero che i nostri non si chiamano farmaci, ma rimedi (rimettere in media).
E’ importante considerare l’aspetto commisurabile, che nell’uomo è la mente e lo spirito.
Pertanto ogni volta che si cura una persona, si cura la sua totalità di corpo, mente e spirito, e non soltanto un terzo del totale che è il corpo.
Il che non vuol dire che il medico omeopatico non sappia prescrivere antibiotici, perché prima deve saper fare il medico e poi il medico omeopatico. Devo quindi poter pensare alla salute dell’altro con uno schema che possa essere quello dell’uomo come fine e non come mezzo.
Che cosa pensa dell’omeopatia veterinaria?
Con l’omeopatia veterinaria è possibile curare o trattare, tutte le patologie animali. Si possono curare anche patologie acute, come malattie croniche. Nelle fasi terminali di una patologia cronica può avere un effetto palliativo che può essere di grande aiuto. In omeopatia si lavora per trovare il giusto rimedio per l’animale. Si cerca di capire il quadro mentale fisico e specifico dell’animale attraverso “l’interrogatorio omeopatico” al padrone. Ogni animale ha il suo rimedio.
Ringraziamo il Professor Francesco Eugenio Negro per la Sua cortese disponibilità.